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giovedì 30 maggio 2013

I vasi "comunicanti" del gioco al ribasso

Da anni, lustri, decenni, la politica ha segnato una costante emorragia di contenuti validi, un continuo gioco al ribasso verso le secche della mediocrità inconcludente. Ciò ha generato il ristagno di moto apparente intorno a particolari fittizi (il mulinello dell'imu ne è l'ultimo esempio) fino al totale impaludamento nella paralisi delle proposte fattive. Questa deriva verso le sabbie mobili del confronto politico ha però generato un altro fenomeno idrosociologico. A forza di giocare al ribasso, a forza di affossarsi vicendevolmente tirando a campare sull'accusa dei vizi altrui (gli altri sono puttanieri, gli altri sono moralisti), il livello del confronto ha raggiunto il fatale, inesorabile punto critico d'innesco dell'interscambio. Avvilisci oggi, riabbassa domani, anche i mediocri si sono sentiti (giustamente) legittimati a entrare in gioco, anzi strattonati per la maglia anno dopo anno perché nel gioco ci entrassero.

Viene alla fine logico pensare che, se basta attaccare i vizi e le magagne degli altri per fare politica, allora chiunque può reputarsi sufficientemente virtuoso per gettarsi nella mischia. Dall'ampio bacino di compensazione della mediocrità, si è riversata in politica una marea liquida di melma, ulteriore e diversamente uguale. La cattiva politica ha permesso al vascone dozzinale e marginale di comunicare, allo stesso livello,  con la vasca principale.

Grillo può sbraitare fin che vuole, impartendo quotidiani diktat (pena espulsione) sul divieto di mischiarsi agli altri. Proprio il fatto che un fenomeno umano come Grillo possa riscuotere consenso, dimostra che il mischiamento al ribasso è già avvenuto. Sarà forse un male necessario, è certo che il fenomeno di depressione degli standard sociopolitici doveva alla fine innescare il mescolamento.

La Rete dei social network, in questa dinamica dei più bassi fluidi umorali, gioca davvero un ruolo fondamentale. Nei blog, su facebook, ancor più su twitter dove è possibile rivolgersi a chiunque direttamente senza bisogno di presentarsi o chiedere permesso, anche l'ultimo degli imbecilli può inventarsi una dignità di spessore pubblico. Volendo, può anche scegliere di importunare, irridere e offendere sguaiatamente chicchessia. In Rete basta attivare un account, e nel gioco al ribasso possiamo illuderci di essere tutti intelligenti e tutti stupidi allo stesso modo. E niente meglio della Rete garantisce la massima diffusione virale e livellante di ogni deficit.

La tanto osannata Rete permette a un maleducato comico di 65 anni di offendere un giurista costituente di 80 anni. La Rete, grazie a un concetto di democrazia fondato sul libero diritto all'autoavvilimento personale, riesce a far credere che un cafone qualsiasi come Beppe Grillo possa stare sullo stesso piano del professor Stefano Rodotà.

Il pimpante matusa Beppe Grillo definisce Stefano Rodotà, reo di avergli mosso una tranquilla critica, un "ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco [...]". È ormai inutile ribadire che soggetti come Grillo riconosco dignità d'esistere soltanto a chi conferma e rinforza la loro vanità. Inutile far notare che il metodo collaudato è sempre quello di togliere il saluto e offendere chi non si genuflette a fare il baciapiede. A Milena Gabanelli è stata offerta la possibilità di chinarsi grata davanti alla patta aperta di Grillo. Se gli avesse fatto un pompino sarebbe stata confermata santa, avendoglielo rifiutato è subito tornata a essere una troia della Casta.

quando si dice "la faccia come il culo"
[Roberta Lombardi, reggicartello delle schizofrenie del capo suo]

Trovo invece più utile evidenziare come la Rete sia strumento sbrinante e miracolante proprio per quei soggetti frustrati, insicuri, irrealizzati, vittimisti, pieni di astio verso tutto e verso tutti e quindi con scarsa autostima, bisognosi di identificarsi in un superuomo che eiaculi mascolinità anche per loro, convinti che i loro limiti umani siano sempre e comunque frutto di un complotto massonico planetario. Sovente credono che il coraggio ha da essere prima di tutto muscolare e che se proprio si deve usare il muscolo che abbiamo in bocca, lo si faccia almeno per deridere e offendere quel coraggio neuronale e civile che i loro bicipiti, per quanto turgidi, proprio non ce la fanno a sollevare. Poi però, una volta chiusa la connessione e la finzione, fuori dalla democrazia becera della Rete, il professor Stefano Rodotà rimane il professor Stefano Rodotà e Beppe Grillo torna a essere l'anonimo coglioncello che è, eternamente incompiuto poiché, nel mondo reale, non basta un account a fare un uomo, non basta il colpo di spugna di un click per cancellare i limiti della propria esistenza biologica. E se le differenze tornano a galla, allora conviene evitare il confronto e rimanere sommersi, collegati e rinchiusi nella rassicurante statura del proprio profilo.

Probabilmente è in questo riscatto al ribasso della mediocrità, in questo aprire le gabbie e togliere la museruola agli imbecilli, che qualcuno scorge la positività di un differente modo di fare politica. Probabilmente c'è chi pensa che se finora abbiamo avuto a che fare con cancro e aids, l'avvento della broncopolmonite vada portato in trionfo lanciando petali, oranti come bonzi, in reverenziale silenzio, grati alla divinità che anche per oggi non ci abbia scatarrato addosso qualche ingiuria.

Tre mesi lunghi come ere geologiche per quanto densi, separano gli allora elettori del M5S dagli attuali estimatori del modus sfottendi di Beppe Grillo. Ai primi mi è difficile rivolgere degli appunti, se non piuttosto la gratitudine di aver osato scommettere su qualcosa di nuovo. Ai secondi posso solo augurare che si sentano fedelmente rispecchiati in Beppe Grillo. È un augurio che faccio col cuore e anche col più fervido umano distacco. Che a dire "con compassione" mi sembrava brutto.

K.

ps: eventuali confronti e parallelismi con analoghi comportamenti facciaculeggianti da parte del PD (che il PDL è già fin troppo sovrapponibile), oltre che non sgraditi, sono vivamente caldeggiati

2 commenti:

  1. Per fortuna in rete c'è posto proprio per tutti, compreso te. Almeno fino a quando i compagnucci che hai votato fino a ieri non prenderanno provvedimenti che, per impedire a futuri anonimi coglioncelli come Grillo di parlare, renderanno muti tutti.
    Non mi pari proprio distaccato, tutt'altro. Anzi, il livore contro Grillo aumenta.
    Ma se invece di incazzarti rifletti, puoi arrivare anche a comprendere le ragioni di quello che accade. Puoi arrivare a capire dove vuole andare a parare Rodotà, smarcandosi da M5S. No, mi sa che è troppo difficile. E' più facile rimanere con le proprie quattro convinzioni. Grillo è un coglione, Rodotà uno stimato professore, il PD si è perso per strada ultimamente e non è da sempre colluso con PDL ecc. La democrazia becera della rete, i grillini lobotomizzati e bla bla bla, senza volere mai fermarsi un attimo e guardare meglio.
    Se avessi guardato meglio, forse non avresti votato PD per anni, come si presume tu abbia fatto.
    Si parla tanto di pensiero critico, ma è più facile parlarne che applicarlo. Sarà perché è doloroso.

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    1. Lasciare un lungo commento per presumere stupidamente "chi sia colui che scrive" è sicuramente meno doloroso che concepire una sola riga per obiettare criticamente a "ciò che scrive chicchessia".
      Potrei pensare che tu nella vita trovi positivo e valido relazionarsi al prossimo come il tuo maschio alfa di riferimento. Ma non occorre, ciò che palesi è già esilarante di per sé: basta e avanza.
      Ti do ragione su tutto, così ripassi ;)
      E grazie per la sottile analisi paragnostica dei dolorosi moti dell'anima mia.
      A presto

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