È come per l’estetica nell’arte. In ogni epoca l’estetica ha
codificato i propri canoni di riferimento. Partecipare del senso del bello,
convenzionalmente inteso, comporta l’adesione ai precetti, ai canoni di quella
determinata comunità estetica.
La comunione nell’estetica dei valori cristiani o, più
specificamente, cattolici, fa sì che un individuo possa a tutti gli effetti
dirsi cristiano o cattolico. Anche volendo scegliere estetiche religiose
alternative alla Chiesa di Roma, bisogna comunque riunirsi in un nuovo cenacolo
di condivisi ingredienti basilari. Insomma, l’affermazione che la fede religiosa
non possa esprimersi pienamente in una sfera privata, è talmente “condivisibile”
da risultare pleonastica.
Aveva cominciato bene, il Vicario di Cristo sulla Terra – o
almeno tale ritenuto dagli aderenti alla comunità
cattolica. Poi però è finito a straparlare fuori dal seminario.
Riprendo dalla nota d’agenzia dell’ASCA: “In un mondo in cui
''l'individualismo sembra regolare i
rapporti tra le persone, rendendoli sempre più fragili'', per il Papa ''la fede ci chiama ad essere Chiesa,
portatori dell'amore e della comunione di Dio per tutto il genere umano''.
Quindi, la fede ''non è il prodotto di un
mio pensiero, ma è frutto di una relazione, di un Dialogo''.”
Secondo Ratzinger l’individualismo
è il male contemporaneo, sottintendendo che magari pure tutte le ingiustizie
nel mondo sono dei suoi derivati. Il temuto individualismo sarà il “pensare con
la propria testa” oppure l’”egoismo sociale di alcuni che sfruttano altri”? A
Ratzinger torna comodo stare sul vago, riferendosi a un non ben specificato
concetto di “individualismo”.
Proviamo con l’ipotesi sociale. La cura a questo presunto
“individualismo” non sta nello sviluppo di adeguate politiche sociali (e magari
laiche, è concesso?) atte a combattere sul piano dell’aldiqua le ingiustizie
del mondo e gli egoismi di parte. L’antidoto sarebbe la stessa Chiesa che, come
avviene da duemila anni, contribuisce a perpetrare e legittimare le ingiustizie
sociali, tenendo buono il gregge e dandogli speranza che gli afflitti saranno
ricompensati e gli individualisti puniti.
Ma non qua, nell’aldilà.
La Chiesa cattolica è l’espressione religiosa in grado di
prosperare e stare a proprio agio in seno a una società capitalistica, grazie
proprio all’ipocrita capacità di adattare i propri canoni religiosi a quelli consumistici.
Vogliamo confrontarci sull’amor
cristiano che puntualmente verrà scambiato a breve sotto forma di pacchi regalo
natalizi? O discorriamo di tutte le comode aderenze di tessuto religioso con tessuto di spreco e opulenza dentro la cattiva società individualista? Preferiamo dialogare del secolare
andare a braccetto di alte gerarchie ecclesiastiche e poteri forti, finanziari,
politici e comunque secolari?
Bizzarro che proprio il capo della Chiesa vaticana
identifichi nella propria istituzione una soluzione alla deriva individualista
nella società. Bizzarro, visto che la Chiesa legittima con il sacramento
spirituale della propria connivenza le derive capitalistiche dei drammi
sociali.
Non essendo la Chiesa una cura agli egoismi sociali, rimane
soltanto l’individualismo come
capacità dell’individuo di formulare un pensiero critico autonomamente,
spingendosi pure a dichiararlo. Di ciò si preoccupa, avendone una paura
fottuta, l’uomo Giuseppe Aloisio Ratizinger: che i canoni di estetica religiosa
e sociale ai quali è disperatamente attaccato, risultino estranei e superati a
tanti pensieri individualisti.
Nei quali individui (val la pena precisarlo) la spiritualità è davvero fatto privato e
possibile, non essendo la Chiesa o altri Canoni religiosi i depositari
esclusivi del brevetto dell’Aldilà.
In ogni caso, all’interno di ogni comunità fedele a un credo
(canoni, valori, fate voi) condiviso, ci si può liberamente raccontare ciò che
si vuole. Ciò che stride è spacciare l’Inesistente per esistente. E non mi
riferisco all’opinione condivisa che
ognuno può avere di Dio. Mi riferisco al Dialogo
(curiosamente riportato in maiuscolo). Se per dialogo si intende il semplice flatus
voci, il recitare tutti assieme formule liturgiche mandate a memoria, se
ogni premessa di confronto parte dall’inconfutabile base delle Sacre Scritture,
se a ogni obiezione si tira fuori una parabola dalla collana delle fiabe
dell’editore Roveto Ardente, beh, buona Preghiera a tutti. Sono certo che un dialogo del genere lascia sempre tutti
d’amore e d’accordo, così come li ha trovati: d’amore e d’accordo. Senza
contraddittorio non c’è contraddizione; il dictat ha i suoi vantaggi.
Ratzinger ha definitivamente gettato alle ortiche ogni buona
premessa, facendo tutt’uno tra la sua comunità di seguaci che si riconoscono
nel Canone di estetica sociale della religione cattolica, e l’intero genere
umano. Sempre la solita arroganza degli esteti della salvezza del mondo. Quanto
amore umano rivelerebbero se si limitassero a coltivare la loro Estetica
dell’Aldilà, tra di loro, senza volerla spacciare per universale Estetica
dell’Aldiqua!
K.
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