L’anomalia di uno stabile e indisturbato persistere di una
classe politica intellettualmente e moralmente mediocre, parrebbe essere colpa
del consumatore. Ovvero di me che
scrivo e di te che leggi. Di fatto la scadente qualità del prodotto politico
perdura perché noi non gli rendiamo
scomodo fino all’impossibile, il perdurare. Provo a tratteggiare alcuni scenari
comportamentali di fronte a un prodotto insoddisfacente.
Scenario uno: me
lo faccio da me, “partecipo alla produzione politica”
Il prodotto scelto in precedenza non piace, le alternative
che offre il mercato nemmeno, quindi visto che tutti i partiti (gli strumenti odierni
per arrivare a occupare i luoghi del potere politico) non mi soddisfano, mi “armo” di buona volontà e cerco di essere il più possibile “protagonista”
nella costruzione di qualcosa che mi garbi.
La prima opzione,
teorica, è “mettere in piedi qualcosa di
nuovo”. Che sia partito, movimento, lista civica, realizzare una struttura
di portata nazionale è già impegnativo per chi ha un mausoleo privato ad
attenderlo ad Arcore. Per un comune mortale è impresa titanica, anche unendo le
forze con altri.
La seconda opzione,
fattibilissima, consiste nell’entrare
all’interno di una realtà partitica già esistente, quella meno lontana
dalle proprie idee, con il proposito di mutarla dall’interno. Se è vero che è
relativamente facile tesserarsi a un partito, la parte difficile inizia quando ci
si ritrova, seppure “armati” delle migliori intenzioni, all’interno di una
struttura con meccanismi oliati e consolidati, difficilmente permeabili a un
apporto migliorativo (ma partitocraticamente sconveniente).
A tal proposito, non bisogna mai dimenticare che non soltanto
i nostri governanti (non il Governo in senso stretto, ma deputati e senatori) sono democraticamente eletti, ma anche i tanto vituperati
leader di partito sono solitamente perpetuati nella loro autorità da una base elettorale interna che li elegge, gremisce le sale conferenze, rendendoli così autorevoli. Evidentemente più
di qualche responsabilità per la qualità dei vertici, ce l’ha anche la base militante degli iscritti. Ma comunque... per ora andiamo oltre.
Scenario due: cerco
di essere un “consumatore consapevole”.
Sullo scenario uno, si può infatti tagliare corto con un
detto milanese: ogni ofelè al fa el so
mestè (a ciascun pasticciere la sua specializzazione). Non è che tutti
siamo tenuti a partecipare attivamente, investendo del tempo, in una attività
politica professionale. C’è chi fa il pasticciere e c’è chi fa altro nella
vita. Se il pasticciere è un’incapace, non posso mettermi io a fare il suo
mestiere. D’altronde, se un pasticciere mi offre una torta schifosa, anche
senza essere un addetto ai lavori, so accorgermi che fa schifo. Anche se non
faccio politica attiva, posso esprimermi a riguardo. Per questo esistono le
elezioni, ad esempio.
Come premessa mondiamo il campo dai soggetti caratterizzati (e
sono tanti quanto tanto lagnose sono le loro lamentele) da menefreghismo
elettorale, da urne disertate per pigrizia, da preferenze espresse senza
cognizione di causa, ecc.. Immaginiamo invece un soggetto che coscientemente
volesse documentarsi e poi prendere sul
serio il momento di senso civico del
voto. Gli si presentano due opzioni.
La prima opzione consiste
nel votare il meno peggio, o
continuare a illudersi che “il nuovo che avanza”, l’ultimo ritrovato sfornato
dalla fabbrica politica, sia migliore dei precedenti. Ci si “arma” di scheda
elettorale, pronti a disilludersi puntualmente alla prima inchiesta da
malaffare sul “vecchio che permane”. Scelta misera, che perpetua la mediocrità.
La seconda opzione consiste
nel decidere attivamente di non votare, come segnale di rifiuto della
situazione. Atto di dignità, che personalmente, nello scenario di pochezza umana degli attuali protagonisti
della scena politica, reputo contenga più realistico
buonsenso di tanto senso civico in
buona fede, di chi appunto confida che accada un miracolo e che questa
volta i voti non servano a legittimare nuovamente degli omuncoli parassitari.
Temo, purtroppo, che per quanto venga erosa, la piattaforma
di legittimazione elettorale dei detentori del potere partitico, fatta la conta
delle schede, si rigonfia come un canotto e i Mediocri continuano a dominare,
spartendosi i pur minimi riconoscimenti, in percentuale del 100% di potere
assoluto.
Questo penso sia lo stato di salute dell’arsenale delle “armi”
civili. Nella prossima puntata prenderò meglio la mira su effettive capacità e voglia di me che scrivo e di te che leggi, in fatto di maneggiare queste “armi”. Magari provando anche a togliere le virgolette.
K.
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