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giovedì 27 giugno 2013

F35: il senso di Italo Italia per la crisi

"Per amare la pace, armare la pace": questo è il pensiero del ministro della Difesa Mario Mauro, in merito all'acquisto dei cacciabombardieri F35. Alla sua amata, Mauro potrebbe almeno usare la cortesia di non violentarla, abusandone il significato, allorché la costringe a far marchette per poter acquistare strumenti bellici, che della pace sono l'esatto opposto concettuale. Se proprio si vuol provare ad amare la pace, bisogna cominciare col disinnescare ogni uso improprio della parola. Personalmente, armarsi e usare la forza non lo reputo immorale, se occorre a difendersi. Armarsi, fare la guerra in casa d'altri, quello sì mi suona immorale, prima che incostituzionale. Almeno cerchiamo di riformulare un linguaggio cui ci siamo passivamente assuefatti. Impariamo a discutere se abbia senso andare a far guerra all'estero per mantenere sotto controllo scenari e canali commerciali a noi convenienti. E smettiamola con l'ipocrisia di "esportare la democrazia", andando in "missione di pace". Lasciamola in pace, la pace, quando si parla di guerra.

Ha uno strano concetto dell'Amore e della Pace, il nostro ministro. Forse si sarà formato sui solidi valori cristiani delle crociate in Terra Santa. Forse da lì avrà appreso che per amare la pace bisogna insegnarle a pilotare un cacciabombardiere. Guerra e pace, per me, hanno dignità separate, sono differenti espressioni delle necessità umane. All'occorrenza, uno stato laico non dovrebbe aver bisogno di paraventi religioso-pacifisti per armarsi o intraprendere azioni militari. Affermare che si "arma la pace per amarla" dimostra che si può bestemmiare l'uomo senza nominare Dio.

***

Se poi veniamo alla stringente attualità, non occorre nemmeno disquisire sulla terminologia usata. Pare - dico, pare - che siamo in un momento di crisi economica. Se vogliamo prendere seriamente questa crisi, proviamo a uscire dall'indistinta massa di decine di milioni di individui, dove c'è chi sta male, chi malissimo, chi vivacchia e chi se la gode. Proviamo a immaginarci un unico grande individuo che ci accorpi tutti, con i connotati dei dati statistici. Chiamiamolo Italo Italia, questo individuo-Paese. Dunque, si narra che Italo Italia sia in un momento di grande difficoltà, fatica a trovare lavoro, fatica ad arrivare a fine mese (in realtà non è vero "che non ci arriva a fine mese", altrimenti non sarebbe ancora vivo al primo del mese successivo; fa una fatica bestia, ma ci arriva in fondo alla pagina del calendario, per poterla girare e riprendere il conto delle settimane). Questo Italo Italia dice di trovarsi con pochi soldi per mangiare, gli mancano i mezzi di sostentamento. Però, chissà come, dice anche di volersi comprare dei bei modellini di F35 telecomandati da far volare al parco. Non so se voglia sparare nel culo alle rondini o disegnare pacifiche raffiche di cerchi d'acqua nel laghetto. So solo che sono costosetti, ma Italo Italia dice che rientrano tra le sue necessità primarie del momento, che senza gli F35 non può proprio stare.

Beh, per come la vedo io, se Italo Italia mi dice che ha lo stomaco intento a ciucciarsi una costola, e mentre lo fa entra nel negozio di modellismo a comprarsi un bel po' di F35 nuovi fiammanti per giocare ai Guerrieri della Pace, o non è vero che Italo Italia è in condizione critica per vivere, o non conosce il significato della parola "crisi", oppure la crisi ce l'ha, ma nel cervello. Io non ci credo che un Paese preoccupato di investire svariati miliardi in arsenale bellico, sia davvero in una condizione di crisi drammatica. È soltanto propaganda, o tutt'al più crisi d'identità.

Se avete tra i 15 e i 25 miliardi da spendere per l'acquisto di caccia F35, fatelo pure, ma evitate sia di armare la pace sia di armare discorsi del cazzo sulla crisi occupazionale e sui poveri giovani senza lavoro. Cercate almeno di preservare la gente da una presa per il culo. E conseguente crisi di nervi.

Ma forse sono io ad avere uno strano concetto delle parole Pace, Amore, Crisi e Dramma.

K.

2 commenti:

  1. Hai dimenticato un'altra soluzione: che qualcuno potrebbe trarre giovamento da questo acquisto. Forse a pensar male si fa peccato... ma tutta questa testardaggine a perseguire l'iter di acquisto dei famosi F35 o delle meno famose ma ugualmente costose fregate FREMM riesce difficile da spiegare in mancanza di un tornaconto personale. Nè può bastare a giustificare queste prese di posizione l'orgoglio nazionale o le eventuali penali da pagare in caso di annullamento dell'ordine. Le penali saranno sicuramente inferiori ai costi da sostenere sia per l'acquisto, sia per i pezzi di ricambio sia sopratutto per l'addestramento di piloti, meccanici e tecnici. A pensar male si fa peccato...

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    1. Già, e spesso ci si azzecca. Certi pizzi sulle commesse li metto già nel preventivo prestampato, visto il malcostume elevato a prassi.
      Riguardo le penali, se è attendibile quanto ho letto alla fine di un articolo di Lettera43, che ho linkato nel post sopra, non ci sarebbe nemmeno quel costo, in caso di ripensamento.
      Riporto l'estratto:
      "NESSUNA PENALE. E, in caso di rinuncia al programma, l’Italia non dovrebbe pagare nessuna penale alla Lockheed Martin. Il costruttore americano infatti è già in ritardo di tre o quattro anni sui tempi previsti nei contratti, secondo le fasi di lavorazione e progettazione. E la consegna non si sa quando potrà avvenire in quanto, per ammissione del Pentagono degli Stati Uniti, al momento l’F35 non è in grado di combattere, perché sarebbe facile preda e bersaglio di caccia assai più vecchi ma molto più efficienti, come quelli in uso all’aviazione russa."

      Anche i Canadesi pare difettino di patriottismo, rassegnandosi a essere invasi dalle armate di Vega; forse abbondano di buon senso.

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