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lunedì 27 agosto 2012

Quando le pecore ruggiscono

Stasera, al tg de la7, lo scambio di offese verbali tra Bersani e Grillo è stato definito qualcosa come uno "scontro frontale ad alta tensione". L’apice di concretezza del confronto di questi individui si è realizzato nel dare a uno del fascista ricevendone in cambio del piduista. Di certi alticci e utili confronti è pieno ogni marciapiede di fronte a una rivendita di alcolici. Ma i grugniti di questi due maschi alfa non possono passare sotto silenzio, nemmeno coi tappi nelle orecchie, dacché, sciaguratamente, ognuno dei due è portavoce di un nutrito gruppo di persone che in loro si identificano.

Non mi interessa granché la differenza tra un movimento e un partito, certo è che se ai tesserati, alla base, ai simpatizzanti, ai militanti, certe dimostrazioni di forza di frittura verbale di paranza stanno bene, se non li tirano giù dal palco a forza di braccia (forza vera), evidentemente sono soddisfatti che Piergigi e Beppe continuino a far politica a suon di cafoneria da capipopolo.
Le schermaglie tra i due cervidi vanno avanti da giorni, la stagione degli amori e della conquista dell'harem si avvicina, in vista dell’autunno elettorale meglio cominciare a limare le corna, mostrandole con indice e mignolo, pronti a mettersele l’un l’altro, come sempre per ridurre tutti noi cornuti e mazziati. Meritatamente.

È davvero stomachevole – in ciò complice un giornalismo politico ormai specializzato in fiction sociale – che venga spacciata alle persone per acceso confronto politico, ciò che è soltanto un avvilente sberciare volgare di due piazzisti mestieranti. Questo è ciò che può offrire la politica italiana, ovvero il rimpianto del nulla quando il poco si manifesta, maleducato e offensivo.

A questi due capipopolo che incarnano l’essenza della politica in un reciproco mandarsi affanculo, mi permetto di offrire par condicio il mio contributo programmatico, sperando trovi spazio nella loro agenda di proposte per l’Italia: andate a cagare.

Effettivamente, in quanto debuttante, a Grillo spetta almeno un maggior credito di fiducia o, meglio, un minor debito di sfiducia. Il mio contributo è quindi più caldamente rivolto a lui, poiché Bersani ormai da anni si sa quel che è: uno che deve traghettare se stesso fino al barcamenarsi successivo, nel piccolo cabotaggio della convenienza giornaliera, avendo per bussola il compiacere chiunque voglia dargli un voto, fosse anche democristiano, avendo per giunta perso di vista la costellazione Berlusconi, l'unica che permetteva, sia a lui che al suo partito, di identificarsi per contrapposizione. Sono convinto anch'io che, politicamente parlando, Bersani sia un morto che cammina. Così come tanti sono gli zombie parlamentari socialmente alienati. Ma non lo si seppellisce dandogli del piduista, altrimenti svanisce la distinzione tra il morto che cammina e quello che parla, e straparla.

Per ora ci sono due pecore di concretezza che belano forte un ruggito di parolacce. Sgradevole, populista, privo di azioni e contenuti. Senza alcunché di regale, di leonino. Un belato appunto.

K.

1 commento:

  1. Forse al vecchio hanno detto che ha dir parolacce si prendono voti, forse oramai si è convinto che far politica significhi andare contro qualcuno, prima Berlusconi ora Grillo, son tutti così incapaci di cambiare in meglio le cose che per non ammetterlo si urlano contro.
    Tra tutti questi esagitati spicca la pacata ed educata figura della Serracchiani, io per le primarie del pd candiderei lei...e non solo in Friuli

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