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sabato 16 marzo 2013

I bravi trollini del Movimento Cinque Stelle

L’ovvio è noto, da tempo: la classe politica italiana è farcita di merdaioli in abbondanza. Questa scoperta non la dobbiamo a Beppe Grillo. La dobbiamo all’evidenza delle cronache, giudiziarie e non. A Beppe Grillo dobbiamo invece l’impegno, attraverso gli anni, nel far nascere il Movimento Cinque Stelle, fino al suo affermarsi come forza politica parlamentare di tutto rilievo. Inutile continuare a ripetere che le tradizionali presenze parlamentari degli ultimi vent’anni meritano minima considerazione, minimo credito di fiducia e nulla comprensione umana. Forse è più utile dedicare attenzione all’unica novità dello scenario politico. Provo a metterlo giù come scambio di battute, giusto per conferirgli un po’ di vivace spontaneità, quello che mi sarei aspettato, nella concretezza dei fatti, dal M5S.

Ci stanno due personaggi.
Pentastellato detto Penty: egli incarna (per come la vedo io) la nuova presenza del M5S dentro le istituzioni, presenza carica di potenzialità, spontaneità, entusiasmo, pragmatismo, sostanza e concretezza.
Gargamella detto Gargy: egli rappresenta (per usare un’immagine cara a Grillo) Bersani, il PD, tutto quell’arco partecipativo identificato nella coalizione di Centro-Sinistra e caratterizzati da manfrine, inconsistenza, formalità eccessive, il solito noto insomma.
Fine, soltanto due personaggi. Per lo Psiconano e tutti coloro che in esso si identificano, non scomodo la mia antipatia umana; basta dire che in questo frangente politico sono fuori dai giochi, appollaiati come scaltri avvoltoi in attesa di mangiar carogne.

Ecco, quindi, quello che mi sarei aspettato, all’indomani dell’esito delle elezioni.

***

Pentastellato: (toc! toc! toc!) Si può?
Gargamella: Sì, avanti, senza se e senza ma! Ah, sei tu. Stavo qua a valutare lo scenario di possibili alleanze per la formazione del Governo. Poi sarei venuto a consultarti nell’ottica
Pentastellato: Guarda, Gargamella, ti ho anticipato, così non ti faccio perdere tempo, non ne perdo io e non ne perde nemmeno l’Italia. Ci possiamo sedere al tavolo?
Gargamella: Possiamo sederci qua, così facciamo due chiacchiere. Prendi qualcosa?
Pentastellato: Non prendo niente grazie, e non abbiamo molto da raccontarci. Siamo qua per lavorare e non per prendere il tea (e tira fuori una bella dispensa di fotocopie) Questo è il mio programma politico, il tuo ce l’hai?
Gargamella: Sì, giust’appunto… è questo qua. Ora dobbiamo valutare la possibilità di una linea di massima condivisibile sulla quale poter impostare un credibile scenario di una auspicabile, futura alleanza
Pentastellato: Giust’appunto Gargy. Passa un attimo. (si fa dare le fotocopie da Gargamella e le pone a fianco alle proprie. Quindi Penty si munisce di un bel pennarellone punta grossa - rosso o nero poco importa, basta che scriva – e inizia a usarlo sfogliando il compito in classe di Gargamella)
Dunque, questo no (cancellato), questo non mi convince quindi no (riga sopra), questo non lo reputo prioritario (via, eliminato), questo sì, questo no, questo pure va bene… (alla fine restituisce il programma a Gargamella). Allora senti Gargamella. Nel tuo programma ci sono 5 punti che grossomodo ci sono anche nel mio. Poi magari entriamo nel dettaglio e definiamo, ma su questi cinque punti possiamo intenderci.
Gargamella: Ma, e per tutto il resto? Non possiamo trovare un punto d’intesa? Eh, Penty?
Pentastellato: Guarda, a me il punto d’intesa va bene se intendo che vogliamo la stessa cosa. Quindi su tutto il resto, nessuna intesa, puoi tranquillamente buttarlo nel cesso.
Gargamella: Epperò cinque punti soltanto mi sembrano troppo scarni per costituire un programma di governo…
Pentastellato: mmm… devo ammettere che hai ragione. Solo cinque punti sono pochi. Aspetta un attimo. (mette mano al proprio programma ed evidenzia alcuni punti). Grazie, Gargamella, hai fatto bene a ricordarmelo. Ho evidenziato questi altri tre punti che nel tuo programma non ci stanno mentre per me sono fondamentali.
Gargamella: Ma come si fa, così, su due piedi, senza prima un ponderato confronto, per poter valutare se possano trovare collocazione dentro la mia impalcatura programmatica…
Pentastellato: Ridammi un attimo il tuo programma. (toglie il cappuccio a una pragmatica e proletaria penna a sfera BIC a inchiostro nero, non blu, nero, che il blu fa troppo collusione di privilegio e poi a me non piace la bic blu, mi piace nera). Facciamo così. (scrive in fondo all’ultimo foglio del programma di Gargamella, in bella grafia corsiva, i tre punti del proprio programma). Ecco fatta l’aggiunta. Vedi Gargy? Adesso anche questi tre punti fanno parte del tuo programma. Hai visto che non è crollato nulla? L’impalcatura del foglio sembra reggere.
Gargamella: Forse ti va di scherzare, devo prima parlarne con
Pentastellato: Mai stato più serio in vita mia. Tu piuttosto mi sa che non hai colto la serietà della faccenda. Te la riassumo. Quelli sono gli otto punti sui quali siamo pronti a dare la fiducia al tuo governo. Prima di darla ci impegniamo a realizzare il programma come conditio sine qua non. L’impegno lo prendiamo in streaming e diretta tv davanti alle telecamere. Una volta realizzati quegli otto punti vediamo se nel frattempo si sono verificate le condizioni per fare qualcosa d’altro assieme. Altrimenti arrivederci e grazie, il governo finisce e torniamo alle elezioni. Intanto, facciamo questi otto punti.
Gargamella: È che io devo prima chiedere il permesso e soppesare.
Pentastellato: Chiedi pure a chi vuoi, vai da mamma Rosy, prenditi tutto il tempo che ti occorre. Io non ti metto certo fretta. Intanto appena esco di qua io vado a relazionare sul blog i contenuti di questo incontro. Perciò, se non vuoi seguire questa strada o se vuoi menare il can per l’aia mentre tutto va a puttane, fai pure. L’opinione pubblica farà le proprie considerazioni.
Gargamella: Sì, ma
Pentastellato: Come dici tu, senza se e senza ma. Sai dove trovarmi, adios fino ad allora.

***

Al di fuori della forzatura teatralizzata, più o meno questo agire mi sarei aspettato dal Movimento Cinque Stelle uscito dalle urne: un bel giocare d’anticipo, dettare i ritmi e le condizioni, affrontare gli avversari con le armi del pragmatismo e della concretezza. Gli avrei concesso pure arroganza, supponenza, al limite della rozza strafottenza. Glielo concedo perché certi interlocutori umanamente non meritano molto di più. Però mi sarei aspettato un forte desiderio di fare qualcosa, per costruire leggi di cambiamento, speravo di vedere intelligenza, apertura mentale per non perdere di vista il fine, senza per questo rinunciare ai propri punti irrinunciabili, senza tradire la missione parlamentare. Mi aspettavo il rispetto delle regole del confronto istituzionale per relazionarsi anche con coloro ai quali, fuori da quel luogo, finito l’orario di lavoro, non si rivolgerebbe la parola. Contavo sulla loro intelligenza, su quell’onesta interpretazione del ruolo di parlamentare, che porta a distinguere la pochezza umana e politica degli avversari dalla loro indiscutibile dignità di ruolo di legittima rappresentanza istituzionale. Funziona così, in una repubblica parlamentare.

Invece, pronti via: il M5S non darà la fiducia a nessun governo, il M5S non farà alleanze con nessun partito, il M5S voterà punto per punto le cose buone (proposte da chi?!), il M5S punta al 100% della rappresentanza, il M5S fa politica invitando tutti a firmare volta per volta singole autocertificazioni di moralità, il M5S è l’unico che rappresenta la volontà della gente, il M5S voterà soltanto i propri candidati alle presidenze delle Camere.

Ieri Luis Alberto Orellana, candidato M5S alla presidenza del Senato, ha ripetuto che la loro posizione è chiara e coerente (il solito disco della buonanotte per le menti semplici). Ha anche aggiunto che non comprende tutti i tatticismi portati avanti dagli altri. Evidentemente per il cittadino senatore Orellana l’opposto di “tatticismo” è “ognuno sta fermo sulla propria posizione, duri, puri e coerentemente stronzi perché per noi ogni segnale di confronto, prima ancora che di intesa, è indice di debolezza e impurità”. Coerentemente stronzi e alquanto approssimativi e ignoranti sono quelli che nel proprio vocabolario reputano “tatticismo” un sinonimo dell’espressione “confronto con opinioni altrui senza chiusure pregiudiziali”.

Ascoltatevi questa intervista, dal sito del Fatto Quotidiano.
Sarebbe interessante poter rivolgere qualche domanda ficcante.
Mario Michele Giarrusso, perché secondo lei, se non si fa come volete voi si stanno facendo “dei giochini”? Cosa le fa pensare che bisogna votare soltanto il vostro candidato per “riconoscere il voto dei cittadini e dargli il giusto valore”? Gli altri parlamentari sono stati eletti dalla delegazione di Marte sulla Terra? Un cicinino fanatico il tipo.
E poi questa, dal sito del Corriere della Sera.
Sarebbe curioso domandare agli altri come definirebbero il comportamento dei pentastellati, se non tatticismo sordo e ostruzionistico. Come mai non avete concluso niente? Come mai avete sprecato una giornata? Colpa sempre dei tatticismi degli altri o della vostra chiusura a ogni confronto? Cosa intendete per “parlare coi fatti”? Fotografare apriscatole e mettersi nelle ultime file a fare gli aeroplanini (promessa mantenuta, bravi!)? Sarebbe interessante farsi spiegare da Roberto Fico se conosce la differenza tra “primo partito” e “coalizione vincente” (d’altronde, chi ha in mente il “partito unico monomandatario della volontà della gente” non concepisce “altri partiti”, figuriamoci “altre coalizioni”).
Ah già, dimenticavo, loro i giornalisti li schifano. Sarebbe bello sapere chi non schifano, a parte la gente che li vota; forse.
Sono stanchi e un po’ schifati, poverini. Non siete i soli, coraggio. Sapeste quanto lo sono io di voi!

Sono stato a cena con tre cari amici ieri sera. È stato un piacere sedermi a tavola con loro. Sedersi a un tavolo per una riunione di lavoro (come il Parlamento è) può non essere piacevole. Si è costretti a volte a condividere il tavolo con gente che si ha in antipatia. Ma se io scegliessi di mia iniziativa di entrare in un posto, andassi a sedermi proprio al tavolo dove già stanno seduti due che mi stanno sul culo, e cominciassi a sputare nei piatti, a mandare affanculo il cameriere, a strappare il menu, che tanto io non ordino un cazzo… Beh, gira voce che quei due seduti al tavolo siano stronzi di vecchia data, ma ora, se uno entrasse a guardare la situazione al tavolo, ne vedrebbe soltanto uno che si comporta da perfetto stronzo. Magari divertendosi pure a fare il troll (che ai grillini piacciono le webparoline) che piglia l'applauso di tanta gente annoiata, più che indignata.
Quello stronzo sono io, che in queste ultime righe ho interpretato la parte di Pentastellato.

Sono spocchiosi, approssimativi, pericolosamente dilettanti, e molto, molto arroganti.
Così li ha definiti una mia amica. Io ci aggiungo una spruzzata di ignoranza, un poco beata e un poco intenzionale. E, sopra tutto, ai piani alti della loro virtuosa comunità, freddi e scaltri calcolatori abili a manovrare le vampate di calore della gente.

K.

11 commenti:

  1. Visto che ci arrivi da solo? Rileggiti il tuo "colloquio" e vedi da dove nasce la spocchia.
    PS: se non ci arrivi te lo spiego io: anche quelli che ti stanno sul culo, o che reputi incapaci o presuntuosi, sono stati comunque eletti da milioni di cittadini che vanno rispettati.

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    1. Ma a me sul mio blog può stare sul culo chi mi comoda. Non sono un parlamentare, né un blogger che gestisce 163 parlamentari. A me risulta che le dichiarazioni dei parlamentari M5S manchino di rispetto ai rappresentanti di molti più milioni di cittadini. Qua siamo a livello amatoriale, là professionale, o presunto tale.

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    2. Occorresse precisarlo: trattasi di "rispetto politico del ruolo di rappresentanza della legittima anche se non condivisa diversa volontà elettorale di altre parti del 'tutto Gente'". Invece, il "rispetto umano" ognuno lo riserva come gli pare a chi gli pare, nelle relazioni personali, ma fuori dal posto di lavoro. Dentro il Parlamento non si è pagati per fare esercizio di emotività personali, disprezzando i colleghi a parole; si è lì per produrre fatti, ed eventualmente nei fatti risultare migliori degli altri. Questo vale per ogni parte, ovviamente.

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  2. Il rispetto deve essere portato alle persone oneste, non perchè si è stati eletti.
    Personalmente penso che non meritano il mio rispetto quei deputati o senatori rieletti, che nella passata legislatura hanno votato che: "Ruby era la nipote di Mubarak".
    Occorre partire da qui e andare avanti.

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  3. Io parlavo di rispetto per gli elettori., non certo per chi ha appooggiato mille misfatti dei quali la nipote di Mubarak era solo un esempio e neanche dei peggiori. Voglio dire che arroccarsi e giudicare dall'alto non serve a niente (anzi serve a mantenere lo status-quo). La politica è anche tapparsi il naso avendo un fine più nobile delle contningenze. Giudicare e dare etichette è non solo dannoso e irresponsabile, ma anche e soprattutto colpevole.

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  4. Sottoscrivo in pieno l'opinione ed i giudizi appena letti. Ritengo che i grillini siano profondamente antidemocratici e portatori di monocultura massimalista. la democrazia e' confronto e rispetto per le idee altrui
    !

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  5. QUESTO è MIRACOLO EG, bELUSCONI.ALFANO E TUTTO LO STAFF.
    (MIRACOLO PER VOI)
    E' stata adoperata una scopa di saggina anzichè di erica, ... "le scope di erica li adoperavano gli spazzini stradali per togliere le feci di animali"
    ... fatene tesoro.-

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  6. naturalmente, e per quel che vale, cono perfettamente d'accordo
    tra parentesi: è il Pd il primo PARTITO alla camera, per 200mila voti (compreso il voto estero). ma loro continuano a ripetere che sono la PRIMA FORZA. non voglio farli tutti uguali, ma molti sono come li hai descritti

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    1. Ero talmente preso a ribadire il maggior scarto tra voti della coalizione e voto del singolo partito M5S, da aver smarrito il dato che hai precisato.
      Già, non sia mai di liquidare tutti in uno stesso mucchio, qualunque sia il mucchio.
      Grazie

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