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sabato 20 aprile 2013

Colpo apoplettico (per il bene del Paese)

Il mio collega blogger, nonché aizzapopolo da palco in piazza, Beppe Grillo, sta calando su Roma per gridare al colpo di Stato. Non perde occasione per stare zitto.
No, il rinnovo del mandato presidenziale a Giorgio Napoletano non è un colpo di Stato. È un accadimento puntualmente squallido, la prova provata che siamo nelle mani di un apparato partitocratico che, nelle sue componenti determinanti, ha come unica preoccupazione la ricerca di ogni espediente per perpetuare lo status quo, ad esso assai conveniente. Ora si sono spinti al punto di impedire a un vecchio di 87 anni di esercitare il proprio diritto a godersi gli ultimi anni di vita in santa pace, in famiglia, dopo sette anni di presidenza, buona o brutta che fosse stata. Sono andati a obbligarlo, con un ricatto emotivo-istituzionale, contro la sua stessa volontà. Napolitano (sbagliando, a mio parere) ha ceduto.

Puntuale arriva anche la presa per il culo. Il misero ripiegamento su Napolitano è la prova che mille grandi elettori sono mentalmente incapaci di anteporre l'interesse dell'Italia ai propri calcoli di risiko politico. Ma la scelta di far convergere i voti su Napolitano viene puntualmente spacciata per senso di responsabilità e per sofferta decisione per il bene del Paese.

A meno che qualcuno dei parlamentari non faccia di cognome Paese, mi stanno prendendo per il culo. Ho controllato il tabellone luminoso durante la chiama alla tv: no, nessuno che di cognome faccia Paese.
Quindi è ufficiale: mi stanno prendendo per il culo.

Ma la presa per il culo, la circonvenzione di un elettorato incapace di avere una memoria più lunga di uno sbraito d'indignazione, non costituisce colpo di Stato. Magari è vilipendio all'intelligenza del popolo sovrano, ma non è colpo di Stato. È fisiologico accadimento da meccanismo parlamentare, appuntamento al quale una forza come il Movimento Cinque Stelle ha testardamente deciso di arrivare isolata, osteggiando tutti, privandosi di ogni potere di incisività che non fosse lo stare arroccati sul proprio candidato. Molto nobile, molto comodo, molto inutile alla fine della sesta conta.

Avviene tutto nell'alveo di rappresentanza di una democrazia parlamentare. Andasse Grillo a chiedere alla gente sotto regime dittatoriale vero in cosa consista un colpo di Stato.

Beppe Grillo (il mio collega blogger, quello che non fa il parlamentare perché ecc. sì esatto, quel tale) invece di preoccuparsi dei colpi di Stato, dovrebbe ristudiarsi il codice della strada dei percorsi istituzionali, con particolare riguardo alla voce "Alleanze di governo" (no, non "Inciucio", lettera A, "Alleanze di governo").

Quando si tratta di arrivare agli appuntamenti legislativi, fa infilare ai suoi soltanto semafori rossi di ostruzionismo a oltranza. Quando si tratta di arrivare sul palco per il solito pistolotto moralistico sulla scoperta dell'acqua calda, è puntuale come un palinsesto tv.

L'elezione di Giorgio Napolitano non è un colpo di Stato, è la dimostrazione che quando si è forza rilevante dentro una dinamica parlamentare, non è sufficiente stare a vedere che fanno gli altri, seguendo la linea dura e pura del tutto e mai. Non basta andare a proporre il nome di Stefano Rodotà (ottimo per me, che tristezza sia andata così) e sperare che lo spirito santo faccia convergere tutti gli altri su quel voto. Non basta essere il 25%, ritenersi migliori, e solo per questo pretendere che la proposta del 25% diventi la scelta anche dell'altro 75%, notoriamente infido. O, in alternativa, stare con le braccia conserte in attesa di avere su di sé tutto il 100%. Queste sì, sono mentalità da barricata, prima ancora che da golpe.



C'era da muoversi prima, secondo regole di legami parlamentari con gli altri protagonisti, vincolarli a un governo condiviso. Ci dovevi essere dentro anche tu, per mettere la tua effervescenza caratteriale al servizio di qualcosa di utile. Così magari sarebbe stato credibile proporre Rodotà e aspettarsi che trovasse consenso, legittimato, da almeno la maggioranza del Parlamento. (Lascio alle anime belle e ai contaballe l'illusione che il Presidente della Repubblica possa essere espressione del 100% della concordia parlamentare; altra cosa è essere personalità di levatura tale da poter rappresentare la dignità di ogni singolo italiano per bene, nel 100% di un intero Paese).

Adesso fai pure Beppe, fai pure il tuo comizio falso e sobillatore sul presunto colpo di Stato. Nessuno mi toglie dalla testa che se c'è qualcuno che non aspetta altro, quello sei proprio tu. Andrebbe anche bene, se non fosse che, quando accadono i colpi di Stato, sono i poveri cristi, la gggente, i cittadini di categoria max tre stelle economy a lasciarci la pelle. Quelli come te se ne staranno a pescare il marlin su un isolotto ecofeudale, mentre quelli che hanno appena rieletto Napolitano scodinzoleranno lesti lesti al nuovo padrone, cambiando faccia da culo.

A me frega ben poco. Per oggi mi adatto alla modalità ognuno pensa a perseguire i cazzi propri. Io oggi di cognome faccio Paese. E mi ritengo ampiamente soddisfatto da questo primo bilancio di legislatura. Ciò che volevo, io, per il mio bene umorale, l'ho ottenuto: il disfacimento, che spero arrivi alle estreme conseguenze, di quell'aborto politico chiamato Partito Democratico. Avrei voluto ci si arrivasse per vie diverse, con un governo in carica e con un altro presidente eletto (Rodotà, sigh, che occasione persa in una Repubblica sedicente laica e condannata ad libitum a campare sotto commissariamento Vaticano/democristiano).

Ma mi ritengo appagato: l'egoistico, personale bene di me, Paese a me stesso, l'ho ottenuto.
Del bene del Paese Italia, francamente, se se ne fotte chi dovrebbe o avrebbe potuto occuparsene, posso ben fottermene io.

Auguro a tutti quelli che hanno puntualmente a cuore il "bene del Paese" per "senso di responsabilità", urlatori di al golpe! al golpe! compresi, un caloroso colpo apoplettico. Di tutto cuore.

il golpe è comico, ma l'augurio del colpo è serio

Paese = K.

3 commenti:

  1. Se questo fosse un paese normale, se avesse un elettorato normale il PD sparirebbe e tu, e io che ho scelto un'altra via per ottenerlo cioè ricevere tonnellate di insulti da chi si scandalizza per gli insulti altrui, avremmo ciò che desideriamo. Sappiamo entrambi che non avverrà, gli orfanelli dell'utopia "tutti poveri tutti felici" sono privi di memoria altrimenti i PD non sarebbe mai esistito.
    Ma il problema, mi sembra di capire che continui ad essere Grillo. Il solo fatto che abbia messo il PD alle strette costringendolo a fare alla luce del sole quello che ha fatto nei vent'anni precedenti, io, lo trovo meritorio. PDL e PD-L non è uno slogan è la realtà e gli unici a non volerne prendere atto sono quelli maggiormente danneggiati, quelli di sinistra.

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    1. Ciao Giovanni :)
      (parte 1/2)
      Io, come già sai, reputavo il voto al M5S uno tra i pochi che detenesse una potenziale dignità preelettorale. Concordo: il solo trovarsi lì come terzo incomodo tra i tradizionali due compari, e aver contribuito a causare danno al PD, è sufficiente a dare un senso all'operato M5S. Di questo sono grato a chi l'ha votato, anche sobbarcandosi l'onere delle offese.

      In merito alle offese - Conviene sempre lasciarsele scivolare addosso, se si ha la coscienza pulita. Anche perché, se vengono da chi continua a difendere quelli che "fanno il bene del Paese" sono interpretabili come complimenti. Personalmente mi sono preso del "nipote di Bersani", dell'appartenente alla casta dei "privilegiati", e "macellatore" benestante (finirà che mi righeranno con un chiodo la Lamborghini, mannaggia). Perché per la mente dei più, è inconcepibile pensare che uno possa muovere una critica al sedicente rappresentante dell'indignazione dei disoccupati, ed essere al contempo un disoccupato. Se critichi il M5S sei per forza della parte opposta, e così via nella solita demenza del tutti contro tutti e ognuno a sputare sugli altri. (interessante questo post sul pensiero Mainstream). Altra cosa è rischiare di mettere sul personale critiche e sguaiate offese a partiti e parlamentari. Se un elettore PD si reputa offeso personalmente dalle critiche ai suoi luminosi rappresentanti, ne faccia pure una questione personale. Fatti suoi, non miei. Io mi concentro sugli "addetti ai lavori". Idem per chi ha votato PDL, M5S ecc.
      (segue)

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    2. (parte 2/2)
      Detto questo, proprio perché "dagli altri" non mi aspetto più nulla da tempo, mi concentro sul M5S. E per me hanno comportamenti che non condivido, sia sul piano del miglior risultato ottenibile una volta dentro, sia per come il loro leader sproloqui spesso e volentieri in merito all'approccio politico alle istituzioni (come per l'allarmismo del "colpo di Stato"), spesso per mascherare mancanze della propria parte politica (ma sono tutte cose che ho già dette). Grillo non è certo IL problema. Ma secondo me non potrà mai essere la soluzione per la testa che ha. È per me "un problema" il fatto che andando avanti così non si ha "una soluzione".

      In merito a PDL e PDpiùL. Sono per me slogan che vanno bene per titolare un post. Sarebbe per me quasi "assolvente" equiparare questo PD al PDL. Se dovessi titolare io, direi PDpiùC nel senso di Democrazia Cristiana. Nella sua essenza il PD è anche peggio del PDL. E di cosa sia il PDL, francamente, frega poco a me che, senza calcificazioni partitiche in testa ma con una appartenenza sociale precisa, mi preoccupo di schifare chi rappresenta indegnamente la mia parte. Del PDL si occupino quelli che lo votano (se stasera l'Udinese vince giocando male contro la Lazio, io faccio le pulci all'Udinese e non sfotto la Lazio, fuori dalla goliardia del tifo).

      "Quelli di Sinistra" genericamente non so (che io mi sento tutt'altro che danneggiato dalle ultime 72 ore!), quelli convinti di stare sempre dalla parte migliore "a prescindere" (io vorrei starci, ma nei fatti) dovresti leggerli su Twitter: tutto un fiume di indignazione come verginelle palpate al culo contro i cento traditori della votazione a Prodi. Certo, episodio squallido, ma da lì a ridurre tutto alla sterile richiesta di espulsione di quei cento significa non voler accettare l'idea che il problema non è il pus che esce dal timpano, ma che ci stanno solo vermi nel cervello dei vertici PD. È già iniziata l'opera di redenzione intimo PD, prendendo a pretesto l'episodio più appariscente: la preoccupazione primaria è dare una mano di intonaco sopra lo schifo, per restaurare la propria copertina di linoleum politico.
      Come per altre occasioni, il guaio non sono i farabutti, ma chi poi puntualmente li rivota, puntualmente per farsi inculare di nuovo. Vedrai, piazzeranno Renzi al posto di Bersani, cambieranno nome al partito per l'ennesima volta e avranno così salvata l'elegaaansa dei loro pensieri sempre lindi. A prescindere da ogni prova provata.
      (fine)

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