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martedì 2 aprile 2013

È avvilente

“La politica è professionalità ed esperienza, oltre che buon senso.”
[Silvio Berlusconi]

È avvilente che, nonostante un insperato risultato elettorale e relativo potenziale di forza propositiva, il Movimento Cinque Stelle permetta a Silvio Berlusconi di farsi paladino della buona politica. Lo fa a parole, certo, asservendole come sempre, perché nella realtà Berlusconi ha sempre messo la politica al servizio del proprio tornaconto. Più personale "buon senso" di così… Ma la predica di Berlusconi rimane ineccepibile. Eppure è stata gettata alle ortiche l’occasione di ricacciargli in gola quella frase, contrapponendo interventi propositivi e buon esempio costruttivo. Bersani e compari no, non avrebbero potuto, perché certe mentalità non cambiano, sono ormai geneticamente compromesse e colluse. Ma Grillo e soci avrebbero potuto, se soltanto avessero voluto. Aggiungo: e se soltanto avessero saputo. Perché, come spiega lo "statista" Berlusconi, per fare politica occorre competenza; e chi liquida l’attività politica come l’arte del malaffare, non sentirà mai l’esigenza di prenderla sul serio. In tal senso, Grillo non soltanto non è la soluzione, ma propaga intenzionalmente un modo di pensare e di agire approssimativo e dilettantistico, che rende tecnicamente irrisolvibile il problema della cattiva politica.

È avvilente constatare che Grillo, oltre che a una legittima indignazione popolare, ha offerto un coagulo di rappresentanza a chi cerca soluzioni intellettualmente sommarie, al riparo da ogni complessità di ragionamento. Grillo diventa il modello da imitare per chiunque pensa che alle intelligenze corrotte basti contrapporre un guitto scaltro, oppure delle persone pescate un po’ a casaccio dai mestieri della società civile. Poco importa se siano dei banalotti, dei soggetti innocui, oppure delle ottime persone. I politici farabutti, prima che farabutti, sono dei politici. Alla distanza, le persone per bene, se mancano della competenza e della convinzione che la politica non è il male ma un mezzo utile a fare il bene sociale, soccombono. Forse nel mondo dei cherubini basta essere brave persone, ma nella vita reale non trionfa la virtù, trionfa l’intelligenza. Soltanto un’intelligenza competente e preparata può creare opere virtuose. Così, il politicante tossico ha sempre ragione del cittadino “in stile Grillo”, che può essere per bene o per male, ma resta sempre e volutamente uno sprovveduto. Vantandosene pure.

È avvilente essersi ridotti a dare dignità istituzionale a un privato cittadino, il quale si autoesclude brillantemente da ogni partecipazione di ruolo dentro le istituzioni (che ogni collusione con la politica è motivo di vergogna a prescindere), però sa farsi trovare pronto per fare il capodelegazione al Quirinale. Insomma, fa il marmocchio capriccioso e permaloso della politica, quando gli va manda giù, quando gli comoda sputa la pappa. Intanto, tenendosene fuori (solo formalmente, perché di fatto ne tiene per le palle più di 150 di quelli che dentro ci stanno), può continuare impeccabilmente a svegliarsi al mattino, per sputare addosso a tutto quello che gli passa per la testa, dalle pagine di un blog, svangandosela come un cazzone tra tanti, postando un giorno un aforisma di Lao Tze, il giorno dopo un precetto moralistico, un altro giorno il copia incolla del testo di una canzone, un giorno ancora entrando in perfetta contraddizione con quanto ha affermato il giorno prima. Se lo fai notare sei un disturbatore e devi essere bandito, per bonificare dal germe del dissenso il recinto privato del suo costruttivo monologo d’imprecazione a tutto tondo. Ma, più spesso, a Grillo basta gettare in pasto ai fan un paio di battutine spiritose in collegamento streaming per ricondurre ogni perplessità nell’alveo dell’ovattata risata beota.

È avvilente che Grillo possa dare a bere tanto facilmente a tanta gente che le cause della crisi economica e dell’immoralità istituzionale siano da imputare alle regole del confronto democratico e parlamentare. Il fatto che il M5S sia entrato in Parlamento con ruolo di primordine sta a dimostrare che, volendo, si può arrivare a incidere nelle dinamiche parlamentari. Ma bisogna volerlo fare. Altro fatto è entrare in Parlamento soltanto pieni di ostilità polemica verso quelle dinamiche, rifiutando di servirsene come mezzo, accusandole falsamente di essere causa del danno. L’atto più tangibile del primo mese di attività del M5S è stato postare la foto di un apriscatole sui banchi del Senato. In realtà, per chi crede nel confronto forte e civile, l’apriscatole era già stato usato nelle urne, si era entrati dentro il Parlamento. Se invece lo scopo era andare dentro per far casino da disturbatori retribuiti, tanto valeva fotografare un martello pneumatico: più congruo alla fase di distruttività politica.

È avvilente che, dopo un’attesa di tanti anni, come proposta alternativa al degrado della politica non si sia riusciti a sfornare niente di meglio della pseudo ideologia del Movimento Cinque Stelle. Bisogna essere o troppo rozzi o troppo scaltri, per voler far credere che la soluzione stia nel gettare via l’acqua con dentro il bambino. Sconcerta una simile dozzinalità di pensiero. Non esistono partiti malsani; i partiti sono il male personificato. Non esistono giornalisti che fanno male il proprio mestiere; il giornalismo, l’informazione sono sempre e comunque corrotti. Non c’è alcuna contrapposizione tra destra e sinistra: basta ignorarne l’esistenza e le conflittualità sociali svaniranno per incanto. Non occorre un Governo, basta il Parlamento, in attesa che tra qualche mese si possa dire che non occorre un Parlamento, basta il televoto da casa, escludendone i troll di professione (sic). Ebbasta con i badanti della democrazia, lasciatela morire in pace una buona volta.

È avvilente che Grillo punti proprio a banalizzare la questione sociale, sia perché non sa affrontarla nella sua complessità (occorrerebbe saper fare buona politica), sia perché esacerbare l’esasperazione sociale è mezzo e fine di ogni sua iniziativa, calderone elettorale da alimentare con fiamma lenta ma viva. È avvilente che tra tante variegate aspettative, speranze, immaginazioni, desideri, riposte in un M5S preelettorale come potenziale novità da mettere alla prova dei fatti, soltanto le più pruriginose si sentano appagate dal modo di fare grillino (che non è aggettivo sminuente, ma caratterizzazione di atteggiamento umano che prende spunto dal cognome etimologico) in questo primo mese di legislatura.

È avvilente che il risultato concreto della presenza in Parlamento del M5S, da possibile forza protagonista di una partecipazione di governo, si sia prima ridotta a un vano, reiterato tentativo lesionista di induzione all’inciucio, per poi condurci in questi giorni all’involuzione estrema della mostruosità tecnico-istituzionale-politica dei Dieci Saggi (?!?!), causa procurata paralisi di formazione governativa.
Invece di avere tanta cura di riprendere i colleghi se ci scappa un onorevole al posto di un cittadino, i cinquestelle dovrebbero preoccuparsi di aver elevato Violante, Quagliariello e qualche altro onorevole, al rango di saggi.

È avvilente assai la mentalità che va per la maggiore nell’entourage di Grillo. In fondo il mio sentimento prevalente non è di astio politico, non ne faccio una questione di partigianeria. Non è faccenda di preferire una parte all’altra, per indole rifuggo da ogni adesione incondizionata e cieca. Provo appunto avvilimento, tristezza, anzi umana delusione. Prima che una faccenda di schieramento politico, ne faccio una questione civile di (parolaccia) serietà professionale. È deprimente vedere tanto seguito tuttora per un modo sguaiato di intendere una professione, un'arte o un mestiere. Dare contro con disprezzo alla politica per risolvere i guai del Paese, equivale a chiamare un panettiere per installare un’antenna satellitare, dopo che il primo antennista è stato cacciato via per incapacità truffaldina manifesta. Il panettiere, se sarà onesto dirà di non essere in grado; se sarà un vanitoso frustrato e rancoroso, comincerà a imprecare contro Maxwell e la Casta dei campi elettromagnetici. Soltanto per questo senso di indignazione si rifiuterà (sbraitando offese) di salire sul tetto, mica per altro... Di certo, in balia dell'approssimazione casuale, il Paese e la parabola restano scollegati da ogni possibile sintonia di soluzione.

È avvilente per me, sopra ogni cosa, non avere mai lasciato un commento sotto un post di Beppe Grillo. L’avessi fatto, ora mi sentirei a maggior diritto fregiato del titolo di troll-schizzo di merda. Ho perso un’occasione per ostentare la presa di distanza, in reciproco disprezzo (e da parte mia anche molto salutare), da un ometto che per ingannare il tempo libero della propria benestante gerontocrazia, ha escogitato il sadico passatempo di ingannare tante oneste aspettative, divertendosi a trollare le istituzioni.

Spero di aver rimediato all'occasione persa, perché stare sul cazzo a uno come Beppe Grillo e ai pari suoi è per me l’esatto opposto dell’avvilimento.
È gratificante. Umanamente.

dopo l'avvilente citazione iniziale, almeno chiudo in bellezza

K.

3 commenti:

  1. è COME DICI Tù HANNO CHIAMATO DEI PANETTIERI A FARE I MECCANICI. NON ESSENDONE CAPACI DUCONO NO A TUTTO E ATUTTI

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  2. Dare contro alla polica? Non mi pare. Dare contro a questi politici? E' sacrosanto e meno che mai avvilente.
    Se per fare politca ci vogliono competenze, è legittimo dedurre che negli ultimi vent'anni ci sia stata una epidemia di gente che aveva poco a che fare con la politica, visto che l'incompetenza e il malaffare regnavano (e regnano) sovrani.
    La politica non è l'arte del malaffare. Il malaffare è l'arte di questi politici.
    E' curioso che quando si cerca di ripristinare magari (essendo all'inizio) goffamente, una certa etica della politica, si veda questa cosa come il rifiuto della politica stessa. A questo punto è lampante che quando si parla di politica ognuno si immagina una cosa diversa.
    A me non pare proprio che il suo atteggiamento rifugga da astio politico, dato il numero considerevole di post contro il M5S.
    Dire che l'unica cosa che hanno saputo fare è mettere un apriscatole in parlamento, vuol dire non aver (voluto) seguire quello che hanno fatto fin da subito, cioè cominciare a lavorare sulle leggi da discutere, prima tra tutte quella sullo sblocco dei miliardi dovuti dalla P.A alle imprese. Monti poi ha pensato bene di spostare l'invio dei primi soldi all'autunno ecc. ecc. Questi lavorano seriamente, altro che, si applicano, come solo chi desidera seriamente cambiare qualcosa può fare.
    Falliranno? E' probabile e verranno presi per il culo dai tanti come lei che non hanno nessun astio politico.
    Rimarrà comunque l'unico tentativo di alternativa concreto che questo paese di merda si possa permettere.
    O sperava nella rivoluzione del proletariato? Oppure che il vecchio zio Bersani vincesse un po' di più e continuasse a non cambiare un cazzo?
    Adesso non le resta che darmi del telecomandato e lobotomizzato da Grillo o Casaleggio, che ripete a memoria la lezioncina. Meglio leggersi le verità rivelate di Giornalettismo. Un toccasana per i liberali.

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    1. Sì Massimo, della politica si possono avere svariate interpretazioni. Per me, ad esempio, rifiutare di risultare migliori nei fatti, alla prova in un programma di Governo, preferendo ripetere che si governerà soltanto in compagine monocolore, è indice di disimpegno (ovviamente quanto sopra tenendo conto del potenziale ruolo conseguente alla percentuale di voti ottenuti).
      Non ho motivo di darle del telecomandato, la considerazione è riferita agli eletti, non agli elettori, ognuno dei quali (per ogni partito) può avere svariate motivazioni. Ci stanno già i leader politici a farsi ognuno telepatico interprete sommatorio della volontà di voto degli italiani.
      La delusione è riferita al modo di intendere il confronto parlamentare. Ho già scritto che può tornare più comodo fare gli indignati contro dei politici palesemente scadenti, piuttosto che calarsi nel ruolo di rappresentanza parlamentare che, fino a prova contraria, tutti gli eletti ricoprono.
      Lei ed io, volendo, possiamo limitarci a schifare la Casta e togliere a chi vogliamo rispetto umano e frequentazione nel nostro privato quotidiano. Dei parlamentari, hanno il dovere di relazionarsi con i colleghi. Si chiama rispetto della dignitià di rappresentanza dei pari ruolo eletti anch'essi dal popolo. Si chiama (ma è la mia personale opinione) fare politica o, per dirla diversamente, dare un senso al perché percepiscono busta paga.

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