L'iter politicamente sensato, per non dire onesto, avrebbe voluto che ogni partito presentasse il
proprio candidato. Uno e soltanto uno.
Siccome le Primarie sono un’iniziativa di partito e non un
momento istituzionale sancito dalla Costituzione, sarebbe logico, oltre che
chiaro e utile per tutti quanti, che il candidato espresso dalle Primarie fosse la stessa persona che gode già di una investitura all’interno del proprio
partito. Quindi, siccome a inizio anno si andrà alle urne, buon senso vorrebbe
che qualche mese prima (facciamo verso la fine di novembre 2012?) ogni partito
rinnovasse i proprio organi direttivi con votazioni interne. Se
poi le si vuole chiamare Primarie o Disfida di Barletta o Torneo per eleggere il nostro Cid Campeador,
scegliete pure il nome che vi fa sentire più fighi. Io proporrei un semplice Elezione per votazione.
Concretamente, stiamo al Partito Democratico, di gran lunga
quello di maggior peso: si elegge
il nuovo Segretario in vista delle prossime elezioni.
Se viene confermato Bersani, a posto così. Renzi se vuole
concorrere si fonda un altro partito (cosa che del resto farà se al secondo
turno gli andrà male).
Se viene eletto Renzi, Bersani si fa da parte: è Renzi che
andrà a rappresentare il PD nella sfida per indicare il candidato premier. Se
non gli sta bene migra altrove a raggiungere Binetti e Buttiglione, portandosi
dietro Bindi e Franceschini.
Qualunque cosa decidano di fare gli sconfitti, le elezioni
interne permettono di indicare dei candidati freschi di recentissimo e certo consenso. E non un segretario stantio e ammuffito che da anni sta lì a fare l’occhiolino a
qualsiasi convenienza d’alleanza opportunistica.
Ma evidentemente non conviene a nessuno regolare subito i
conti in casa propria. Sarebbe utile al Bene Comune fare chiarezza. Ma al bene
personale di Renzi, Bersani, Puppato e via dicendo è più utile allestire l’ennesima
pagliacciata da political-show dell’Italia Bene Comune, perché fa molto male (a loro) una votazione interna che ne elevi
uno solo ai riflettori dello show dei gazebo, relegando gli altri nell’ombra
della democrazia del congresso.
Poi, siccome all’interno di un partito il diritto di voto per
eleggere il proprio Segretario spetta unicamente a chi è tesserato al partito,
viene da sé che l’indicazione del candidato alle Primarie deve essere una
faccenda interna, non indistintamente concessa a chiunque voglia andare ai
gazebo, gente che poi magari a primavera voterà per il fronte opposto. Chi si
sente penalizzato, può sempre tesserarsi.
Se si decide di chiedere il parere ai cittadini, lo si
faccia pure, ma presentando candidati precedentemente legittimati da democratiche votazioni tenute dagli addetti ai lavori, ovvero i militanti.
Sta di fatto che i problemi, ignorandoli, non scompaiono, casomai peggiorano. Adesso cosa accadrà, vista la sostanziale spaccatura di
preferenze tra i due finalisti al Lascia
o Rottama?
Se vincerà Bersani, sarà un segretario tiepidamente
confermato, un candidato premier con all’interno del proprio partito un
antagonista destabilizzante. Se vincerà Renzi, sarebbe bello capire che ci
starà a fare Bersani come segretario di un partito nel quale il candidato
premier gode di maggior consenso.
Tutto ciò si sarebbe evitato giocando prima i gironi
eliminatori dentro i partiti, per eleggere ognuno la propria testa di serie. Invece
di scimmiottare male le Primarie USA, sarebbe stato più utile copiare la
formula della Champions League del vecchio continente. Non fosse altro che per sembrare più sportivi.
E se puta caso avesse vinto Vendola? Esilarante il solo supporre che il grosso PD si sarebbe messo docilmente a disposizione del piccolo Niki. Decisamente più tragico immaginare un futuro premier del SEL totalmente ammanettato alla ricattatoria volontà del potente decisivo alleato.
(Se mi ritenete pessimista, come mai il loro costruttivo ottimismo non li porta a fondersi in un unico partito? Allora sì diverrebbe più credibile parlare di Primarie)
Fare le persone serie, propositive e responsabili sul palco congressuale era chiedere troppo. Le primedonne vogliono salire sul palcoscenico nazionale, fosse anche per graffiarsi isteriche e tirarsi i capelli, purché avvenga sotto i riflettori
della propria vanità. E questo grazie a un PD che non ha né la forza né la dignità di chiarire le proprie beghe interne, preferendo scoparle fuori dall'uscio in faccia alla gente, sotto lo zerbino-gazebo luccicante delle Primarie
Per questo non sono andato a votare. Perché non ho alcun diritto
di partecipare all’elezione del nuovo segretario del PD. Ho invece tutto il diritto di tutelare il mio piacere di un cono gelato due gusti due euri, senza barattarlo con un televoto in uno show di primedonne capricciose e malmostose.
K.
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