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martedì 11 ottobre 2011

L’Estetica della Parola

Non sono male fisicamente, le escort berlusconiane che concedono interviste.
Vestono abiti costosi, impeccabili nel maquillage, ben impostate nei sorrisi abbronzati.
C’è tanta estetica davanti alle telecamere. Su tutti i canali.
Eppure c’è sempre meno estetica nella vita.
Come si spiega?

Non si sentono parolacce nelle parole di Cicchitto, di Gasparri, di Cota.
Anche Bersani, Penati, D’Alema, sono molto eleganti e compìti nell’esprimersi.
Eppure c’è sempre meno estetica nella politica.
Come mai, porca paletta (e dico porca paletta!), chissà come mai?

Perché l’estetica è stata avvilita a carta regalo: fuori un bell’involucro e dentro… il pacco!
La bellezza si è fatta pura forma esteriore, prendendo il sopravvento sulla sostanza.
C’è solo spessore di cerone nei sorrisi plastificati del premier, come c’è poco di credibile in quelli flemmatici dei protagonisti di sinistra.

Se davvero prevalesse, l’Estetica, quella vera, schiferebbe la finta concretezza di maniche di camicia rimboccate nei manifesti elettorali.
L’Estetica della Concretezza rifiuta l’aria fritta, da qualunque parte arrivi il sentore di discorsi untuosi.
L’Estetica, penso io, è prima di tutto un luogo della mente, un luogo dell’anima. E del cuore.

E non c’è nulla di astratto in questo, perché le idee da lì scaturiscono, ma assumono valore soltanto quando si battono (vanno alla pugna!) sporcandosi di vita reale.
Allora cominceremmo a ridare peso e dignità alle parole.

Guardare in faccia un puttaniere e chiamarlo puttaniere, fissare negli occhi un tangentista e chiamarlo ladro e traditore della nostra fiducia, rifiutare la mano e il saluto a chi si ritiene indegno dell’Estetica delle persone per bene. Questa io la chiamo Bellezza.

L’Estetica delle persone per bene. Che parlano come mangiano. Che pensano come vivono.
Sarebbe davvero utile restituire l’Estetica alla Parola, orale e scritta.

Si contano sulle punta delle dita di una mano i giornalisti – i professionisti della parola fatta cronaca -  con il coraggio e la dignità di farlo.

L’Estetica del Coraggio delle proprie parole e delle proprie azioni, è forse l’unico antidoto sia ai luridi galatei dei Bunga Bunga, sia ai vigliacchi e facili estetismi della violenza, a tinte black bloc, dei rivoluzionari in passamontagna in una repubblica democratica.

Io voglio l’Estetica del sapersi assumere la Responsabilità delle proprie parole.
In ogni momento della giornata. Non solo in politica. Perché ogni nostro comportamento quotidiano è fare politica, in quanto abitanti di una Polis chiamata Italia.

Occorre avere coraggio. E il volto scoperto.

Chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario diceva Rosa Luxemburg.

Questa sarebbe vera rivoluzione sociale. Altrimenti restano soltanto parole al vento.

Per quanto "indignate".

Lasciano il tempo (e le brutture) che trovano.

K.

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