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lunedì 8 ottobre 2012

Sinistra, Destra, Centro

Prendo posto a sedere sulla parte sinistra. La collocazione è dettata dalla presenza, nella parte destra del mobiletto (quella alla mia sinistra, una volta seduto), della scarpiera e del ripiano con la ciotolina ricolma di golia e caramelle all’eucalipto. Una volta chinatomi a legare i lacci delle scarpe, mi alzo, prendo decisamente a sinistra, apro la porta, la richiudo, prendo a destra e inizio a scendere le scale. A metà rampa è necessario eseguire una brusca inversione a U, a sinistra, per affrontare l’altra metà di rampa. Alla fine di questa, abitando al primo piano, mi ritrovo di fronte la porta dell’ascensore; altra inversione a U, sempre a sinistra, pochi scalini ancora, apro la porta con vetro incorniciato in legno e sono in cortile.
Con una breve diagonale a sinistra, seguita da una gemella svolta che mi immette sul rettilineo che conduce sotto l’androne, arrivo al portone. Esco e svolto a sinistra lungo il marciapiede, fino alla fine della via. Prendo dolcemente a sinistra, diagonalmente; giunto alle strisce zebrate, una svolta parimenti dolce, ma questa volta verso destra, mi mette nell’assetto giusto per attraversare. Rivolgo lo sguardo prima a sinistra poi a destra, secondo una priorità di flusso del traffico automobilistico; attraverso. Tiro diritto per una ventina di metri, quindi si presenta un nuovo attraversamento zebrato. Trattasi di carreggiata a senso unico, quindi lo sguardo si concentra unicamente a sinistra. La doppietta a sinistra si concretizza subito dopo, in presenza dei binari del tram. Ancora cammino per una ventina di metri tagliando la striscia verde tra le due carreggiate. A questo punto, prima per i binari poi per la strada, avviene l’attraversamento con doppietta di torsione a destra della testa. Mi ritrovo su un altro marciapiede, anch’esso percorso come tutti gli altri avendo sempre alla mia sinistra portoni e vetrine. Un breve tratto in diagonale a destra mi immette, previo decisa e brusca svolta a sinistra, sul più lungo rettilineo del tragitto. Percorro la peraltro breve strada in tutta la lunghezza del marciapiede, al termine del quale, ruotando il corpo a sinistra, imbocco la scalinata che discende alla fermata della metropolitana. In fondo alle scale svolto a destra d’un angolo che, sommato a quello della successiva svolta in analoga direzione, dà per risultato novanta gradi. Altra sterzata di novanta gradi a destra e sono davanti al tornello. Passo la tessera magnetica, entro e subito svolto nettamente a sinistra, percorro alcuni metri quindi di nuovo a destra per scendere le scale che immettono sulla banchina della metropolitana. Ai piedi delle scale inverto ad U verso destra, piacendomi attendere la metrò in quel tratto di banchina all’altezza delle vetture di testa. Ruoto su me stesso di centottanta gradi a sinistra, controllo sul display i minuti d’attesa. All’arrivo della metropolitana mi giro di novanta gradi a destra. Le porte si aprono ed entro nella carrozza, direzione centro. In centro c’è il Duomo. Ovviamente.

Ecco, questa è una situazione in cui la distinzione tra “sinistra” e “destra” risulta concettualmente chiara, netta, concreta, tangibile, addirittura utile e indispensabile per un pratico esistere. Il mio percorso da casa al metrò non ha nulla da spartire con l’equivoco, melmoso, aggrovigliato e viscido sbisciolare della politica.
Anzi no, errata corrige! Da casa mia al metrò non incontro nemmeno un semaforo. In effetti qualche analogia c’è.
Di vedere qualcosa di rosso non se ne parla proprio.

K.

2 commenti:

  1. Per vederlo (il rosso) dovremo andare in venezuela?

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    1. Questo intervento, a mio parere, contiene verità inconfutabili, con un crescendo nel finale, riguardo a sistema capitalistico, ambiente e banche.

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