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sabato 29 dicembre 2012

Primarie, secondo copione

Ricapitoliamo.
Una cosiddetta coalizione di Centro-Sinistra decide di indire delle votazioni popolari, chiamate Primarie, perché la gente possa democraticamente scegliere il potenziale candidato alla carica di Presidente del Consiglio, in caso di vittoria elettorale. Si allestiscono i gazebo e a votare al primo turno può andare chi vuole (teoricamente anche un disturbatore che simpatizza per schieramenti avversi). Invece al secondo turno può andarci soltanto chi ha votato al primo, in base al condivisibile principio del “chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori”.
Peccato che grazie al mancato controllo d’accesso iniziale, potrebbero esserci ormai dentro cani e porci. Peccato che una volta finita la pagliacciata, chiunque voglia può chiamarsi fuori.
Vale per i votanti ai seggi-gazebo, che a febbraio potranno votare anche per altri schieramenti politici. Vale per i candidati di questa cosiddetta coalizione, se mai si capirà in cosa consista.

Di solito quando ci si mette insieme per un’impresa – fosse anche una partita di calcio al parco – come minimo si decide, prima di iniziare, che tutti quelli della stessa squadra indossano una pettorina di identico colore, che ci si passa la palla coi piedi, verso quale paio di zaini si cerca di fare gol. Insomma, giusto tre regolette per evitare di mandarsi affanculo dopo cinque minuti.

Sarebbe interessante sapere se Vendola e Bersani hanno fissato il colore delle pettorine prima di andare a fare l’americanata dei candidati alle primarie su Sky. Perché se i fondamentali dell’impresa li hanno fissati prima, ora non ci sarebbe alcuna necessità (e soprattutto nessun diritto) di sentire uno possibilista su un rapporto con Monti e l’altro che mette un veto inamovibile.
Legittime posizioni entrambe, per carità. Ma se si era deciso di fare squadra per giocare una partita a calcio con determinate regole, ora come mai si sta discutendo se la palla debba essere ovale o sferica?

Evidentemente perché se l’unica preoccupazione era di “andare in campo” (salendo le scale, scendendo dal trespolo, fa lo stesso), di fare scena, finisce che magari uno, dopo dieci minuti, decide allegramente di prendere palla in mano e andare a canestro nel cestino a bordo prato. Lo dimostra il naturale sviluppo di queste traballanti primarie, spacciate per virtuoso strumento democratico e forte esempio di coinvolgimento popolare.

A mio parere queste Primarie Parlamentari PD confermano che le Primarie precedenti non erano prova di una Coalizione di Centro Sinistra (di fatto inesistente, quando si comincia a pretendere comportamenti seri e compatti), ma soltanto le elezioni poco serie en plain air (Monet non me ne voglia) del segretario del Partito Democratico.
Sulla qualità del virtuoso coinvolgimento del “popolo”, provate a cercare nel sito il candidato che vorreste indicare: trovate nome, cognome e data di nascita. Un po’ scarso come sforzo per offrire indicazioni di scelta. Evidentemente, se non ci si sbatte nemmeno per linkare uno straccio di curriculum vitae, significa che, anche per questo spettacolino, l’importante è aver allestito la scenografia minima per potersi riempire la bocca di parole come “democrazia reale” e “scelta dal basso”.

Significa, soprattutto, che c’è chi reputa sufficiente indicare un nome, un cognome e una data di nascita (E una località di residenza? Ma no, così è più che sufficiente.), per fare accorrere ai tavoli dei gazebo chi si accontenta delle briciole.
Briciole di democrazia spacciate per succulente braciole.

K.

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