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sabato 19 novembre 2011

Burlesquonism

Questo è uno dei passaggi che ho particolarmente apprezzato nella replica del professor Mario Monti, durante il discorso al Parlamento, in occasione del voto di fiducia al suo Governo.

Credo che una delle cose che dovremmo tutti sforzarci di fare, in particolare noi Italiani – questo vale per le Istituzioni ma vale anche per gli individui – è di abituarci a trovare meno facilmente le responsabilità altrui e a guardare un po’ di più in noi stessi. (…) Troppo facilmente la società civile punta il dito contro la classe politica. Io di questo sono indignato.

Forse è stato compiuto un altro piccolo passo verso la definizione del cosiddetto “Berlusconismo”.
Capita spesso di introdurre parole complicate nel lessico di tutti i giorni. Quei neologismi servono a volte a confondere concetti, nascondere carenze approssimative, rivestire di una patina di novità contenuti tutt'altro che desueti.

Provo a dare una mia definizione del berlusconismo.
“Perseguire il proprio egoistico tornaconto personale, in sfregio, anzi abusando della legalità, non curandosi degli altri, anzi sfruttandoli qualora tornassero utili come mezzo per perseguire il fine.”

Può essere una definizione approssimativa, ma oggi il Presidente del Consiglio Mario Monti, per quel che mi riguarda, ha aiutato a chiarire il concetto.
Se è vero che il frutto non cade lontano dall’albero, è pur vero che sotto un albero di cachi non si raccolgono ciliegie. E se i frutti sono marci, molto probabilmente sono malate le radici.
Il berlusconismo lo reputo l’ennesimo trabocchetto semantico, un paravento dietro il quale ci si può nascondere opportunisticamente.

Per creare un titolo a effetto, ho pensato a un ibrido gioco sonoro con la parola burlesque.
Sono andato a verificarne l’esatto significato, e ho trovato queste due accezioni:
1. Spettacolo satirico fiorito in Inghilterra soprattutto nel ’700 e che nell’800 venne acquistando sempre più carattere parodistico e farsesco.
2. Spettacolo di varietà negli Stati Uniti d’America: nel tardo sec. XIX consisteva in canzoni, balletti, caricature, adesso in esibizioni di strip-tease.

Beh, non penso che Silvio Berlusconi possa avere quello spessore umano da generare una ideologia sociale, intesa come un complesso strutturato di modi di pensare ed essere.
Penso, da tempo, forse in maniera più semplice e poco spettacolare, che Berlusconi non faccia altro che rappresentare sulla scena politica quella parodia farsesca, spinta alla caricatura comportamentale, di un pensare e agire già presenti e diffusi nella società.
Fino allo strip-tease.

Non è Berlusconi che impronta il tessuto sociale, è la società a modellare col pongo il suo pupazzo di turno.

Vera Gheno, docente universitaria di linguistica a Firenze e collaboratrice dell’Accademia della Crusca, dice: La lingua non cambia la realtà. È il contrario. La lingua cerca di riflettere il cambiamento.

Il berlusconismo è semplicemente una comoda velatura da ombre cinesi.
Strappato quel velo, rimangono le persone che ridevano della propria ombra grottesca, delle proprie miserie proiettate sulla scena politica.

Il berlusconismo, di fatto, non esiste.
È solo la maschera del più recente travestimento.
Una maschera utile per mantenere estraneo e a distanza, dietro una parola complicata, qualcosa di molto familiare.

L’ipocrisia è brava a cambiar faccia.
Assume sempre quella degli altri.
Anche quella di Silvio Berlusconi.

K.

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