Lettera aperta al dottor Francesco Maran, Assessore alla Mobilità, Ambiente, Arredo urbano, Verde del Comune di Milano
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Facciamo finta che io lavori per una ditta che installa chioschi di granite in giro per il mondo.
E che io abbia la responsabilità di decidere in quali punti del globo andare a costruire i baracchini.
Prendo il mio bel budget, faccio tutte le indagini preliminari sul territorio (magari mi ci reco di persona), analizzo i dati (parlo con la gente del luogo, ascolto le loro esigenze), e alla fine trasformo in location (i chioschi appunto) i soldi che l’azienda mi ha affidati.
Però, se io costruisco un chiosco per le granite al polo nord, qualcuno sarebbe autorizzato a pensare che la mia competenza consista nel dare una sberla al mappamondo, farlo girare vorticosamente, piantarci sopra un dito e “’ndo coio coio” (espressione nipponicante equivalente al nostrano “lavorare accazzo”).
Magari posso dire di avere intuito la presenza di business sommerso (sotto il pack).
Senza magari, in attesa che il pack si sciolga, l’azienda mi dà il benservito con un calcio nel culo per aver sperperato i soldi.
Ora torniamo al mappamondo, e puntiamo il dito su un punticino preciso: Giardini Indro Montanelli, zona 1, Milano Centro.
Sono noti ai più come Giardini Pubblici di Porta Venezia, anche a me che li frequento fin da quando mi ci portava la mamma sul passeggino, a vedere le gru coronate lungo il recinto dello zoo: sono i “miei” giardini.
Per molti mesi, due anni fa, c’è stato un cantiere nello spazio dell’ex zoo, per costruire vicino al bar un campo di bocce.
Nel 2010 è stato inaugurato, bellissimo, con parapetto di metallo, fondo impeccabile.
Il problema è che quel campo di bocce ha la stessa dignità funzionale di un igloo che vende granite al polo nord.
Non ci gioca mai nessuno.
E il “mai nessuno” significa che tutte le volte che i miei genitori vanno a fare un giro ai Giardini, vengono a casa esternando rinnovato disgusto e dispiacere; lo stesso che provo io quando passo di là.
Quel campo è lì a dimostrare che non occorre andare in mezzo al deserto o in Irpinia per costruire una cattedrale inutile o un ospedale abbandonato a metà dei lavori.
Certe nefandezze si trovano anche sotto gli occhi di tutti nel centro di Milano.
Il campo per il gioco delle bocce è stato realizzato n un punto dei Giardini Pubblici dove “tecnicamente” nessun “vecchietto” si spinge.
In realtà ho mentito dicendo che non ci gioca mai nessuno: in questi due anni, per qualche mese, il campo è stato utilizzato da alcune signore e signori che, essendo in rifacimento i due frequentatissimi e vivaci campi di via Morgagni, per continuare a giocare, andavano “in trasferta” fino al campo ai Giardini (all’altezza ingresso via Moscova/via Manin).
Terminati i lavori di rifacimento, i campi di via Morgagni sono tornati a brulicare di vita, risate, aggregazione, bocce e boccini.
E il campo nella zona ex zoo è tornato al suo abbandono, a marcire insieme ai soldi spesi per realizzarlo.
Allora io, con questa letterina aperta, provo a rivolgere una domanda al dottor Francesco Maran, Assessore alla Mobilità, Ambiente, Arredo urbano, Verde del Comune di Milano.
Sia chiaro che è l’Assessore della Giunta Pisapia (per il quale io ho votato), che, dati i tempi di insediamento, suppongo nulla abbia a che fare con la realizzazione di quel campo di bocce.
Ma siccome dovrebbe esistere sempre un continuum della dignità istituzionale, non crede, dottor Maran, che sarebbe bello indagare e spiegare a me e ai miei genitori, come mai è stato costruito un igloo per vendere granite al polo nord?
Come mai, in tutta l’area dei Giardini, l’unico campo bocce è stato fatto “in culo ai lupi”, considerando le parti frequentate da determinate fasce d’età?
Cito dal sito che linko: “Su richiesta delle associazioni locali è stato realizzato un nuovo campo bocce in graniglia calcarea.”
Sarebbe utile dare una fisionomia all’entità fisica di queste “associazioni locali”, perché nella pratica non si sono tradotte nemmeno nel fantasma di una sola persona con due bocce in mano!
Chi ha chiesto di sbattere via così i soldi dei cittadini milanesi?
Perché chi spreca il denaro pubblico realizzando “direttamente sulla carta” delle strutture sterili e inutili, estranee al vissuto sociale del territorio, non è chiamato a rispondere e pagare di tasca propria per certe assurdità?!
Si potrebbe provare con l’obbligare i membri di queste associazioni locali a organizzarsi su turni, per andare ai “giochi forzati”, facendo vedere che il campo viene utilizzato.
Le do un indizio che mi sono dimenticato di precisare nell’esempio iniziale: quella ditta che impianta chioschi per le granite, è una società privata.
Forse è questa la differenza: che chi lavora per un Ente Pubblico (il Comune) può anche sperperare senza timore i soldi della Società, quella con la esse maiuscola.
Così gira il mondo.
Anzi, il mappamondo!
E se vogliamo cominciare a farlo girare diversamente, si potrebbe cominciare col dare qualche sonora bocciata a qualcuno.
K.
ps: se riceverò risposta dall'Assessore Maran, la pubblicherò
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